CONFRATERNITA

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DIFFUSIONE DEL CULTO E DELLE CONFRATERNITE DI S. MARTA

SantaMarta_ConfraternitaProbabilmente il culto di S.Marta fu diffuso ad opera della predicazione dei canonici regolari di S. Agostino. Nei pressi di Tarascona, a Frigolet, era stato fondato anteriormente all’anno 1133 un monastero che ospitava una comunità di canonici regolari, che si dedicarono alla preghiera e al lavoro, offrendo inoltre ai viandanti e ai pellegrini ospitalità in un locale chiamato hospitale.
Nel 1316 il papa Giovanni XXII decise di trasferire quei canonici presso la sede pontificale di Avignone. Il monastero di Frigolet rimase deserto; quattro canonici si trasferirono a Tarascona, presso la chiesa di S. Marta.
Il vescovo di Novara, Carlo Bascapé (1612), fece risalire l’origine dei disciplinati all’eremita Rainerio, e specificatamente, in un atto di visita alla confraternita di S. Marta di Intra lasciò scritto: “ex traditionibus creditur instituta Beato Raynerio perusino anno 1262”
Nel Novarese erano presenti nuclei di disciplinati che si richiamavano al movimento dei battuti di Rainerio Fasani. All’interno della confraternita di S. Marta esisteva la distinzione tra devoti, termine specifico dei flagellanti, e scolari, partecipanti all’associazione con fini religiosi e umanitari (accompagnamento dei defunti, assistenza dei bisognosi e ospitalità ai viandanti e ai pellegrini nella domus).
A Intra, presso il convento delle Agostiniane, si trovava una domus Sancte Marthe.
Le scole dei disciplini di S. Marta si diffusero capillarmente nelle zone collinari, lacuali e montane del Novarese.
Negli atti di visita del vescovo Francesco Bossi, tra il 1580 e il 1584, sono citate quasi 70 scole di S. Marta, di cui oltre 20 vengono qualificate molto antiche.
Nel VCO, oltre a Intra, si trovavano a S. Maria di Campagna, Mergozzo, Bieno, Santino, Cannobio, Omegna, Pogno, Nonio, Quarna Superiore, Massiola, Luzzogno, Ornavasso, Anzola, Pieve Vergonte, Villadossola, Seppiana, Beura, Domodossola, Vagna, Caddo, Cisore, Varzo, Montecrestese, Cimamulera, Castiglione, Calasca, Bannio, Trontano, Craveggia, Villette.
Nel XV secolo, nel Novarese, i frati minori si distinsero per zelo, eressero modesti conventini e fornirono assistenza religiosa ai disciplinati di S. Marta.
Intorno alla metà del secolo XV si verifica nelle scole un’evoluzione nell’impostazione ideologica che tende a ridurre la preminenza penitenziale a vantaggio della ricerca della perfezione attraverso la pratica di regole di vita. Non venne mai meno la pratica dell’autoflagellazione che si eseguiva con una scansione di tempi, rispettando l’apposita officiatura.
I momenti della congregazione dei disciplinati di S. Marta si suddividevano in orazione, meditazione, umiliazione e penitenza. I cardini su cui era basata la loro attività e il loro comportamento si possono riassumere in:
penitenza nel segno della passione del Cristo,
disprezzo dei propri peccati,
impegno nella carità e nelle opere di misericordia,
obbedienza,
reciproca assistenza,
obbligo a tenere un contegno di vita irreprensibile.

In generale la loro attività riguardavano:
la sepoltura dei morti,
l’assistenza ai condannati a morte e la sepoltura del corpo dei condannati,
la raccolta dei prodotti ottenuti dalle terre di proprietà della scola,
la distribuzione dei prodotti ai poveri e la vendita di una parte di essi per il miglioramento della chiesa,
l’obbligo di lasciare in testamento qualcosa per la manutenzione della scola e per le opere di misericordia praticate.

Funzionamento della scola
Il priore soprintendeva al funzionamento e all’amministrazione, di cui rendeva conto ogni mese agli scolari, si distingueva per il bastone del comando, lo scranno al centro del coro, il diritto di precedenza in ogni occasione; organizzava le processioni, seguiva la vestizione dei novizi e organizzava i riti devozionali della Settimana Santa.
I Sindici coadiuvano il priore; uno di essi aveva il compito di cassiere e contabile.
Tutte le cariche duravano 6 mesi e venivano rinnovate nella ricorrenza di Natale e di S. Pietro. Esistevano anche le scolare, che visitavano i carcerati e gli infermi ed erano agli ordini di una priora, dipendente dal priore.
Come rito comune, al giovedì santo, si teneva la cena di carità, durante la quale avveniva la lavanda dei piedi agli scolari da parte del priore e della priora.
Doveri individuali erano le preghiere individuali e il digiuno ogni venerdì, nella Quaresima e nel periodo dell’Avvento.