LA SANTA

Home  /  LA SANTA

SANTA MARTA

SANTAMARTA_la_santa

Marta è citata nei Vangeli di Luca e di Giovanni, come sorella di Maria (confusa poi in alcune fonti con Maria Maddalena) e di Lazzaro, tutti e tre amici di Gesù.
I Padri della Chiesa presentarono le due sante sorelle come modelli di vita mistica, Marta di quella attiva e Maria di quella contemplativa.
Il culto di Marta si diffuse in Europa a partire dal secolo XII e da quel momento la data liturgica della sua festa venne fissata il 29 luglio.
In Provenza il culto di Marta esisteva dai secoli merovingi. A Tarascona sorse e si sviluppò il culto della santa, i cui presunti resti vennero raccolti in un sarcofago del secolo III collocato in un’antica cappella. Dieci anni dopo l’invenzione delle reliquie della santa,  decisa nel 1187,   venne costruita  una nuova chiesa. Attualmente la collegiata reale di S. Marta a Tarascona, santuario provenzale in stile gotico, ne custodisce le reliquie nella cripta sotterranea, a tre metri sottoterra.

Secondo la tradizione provenzale, intorno all’anno 48 dell’era cristiana, Marta con la sorella Maria Maddalena, il fratello Lazzaro e la serva Marcella era approdata nel sud della Francia alle rive del Golfo del Leone nella Camargue (la località alla foce del piccolo Rodano ebbe così il nome di Les Saintes-Maries-de-la-Mer e fu subito centro di pellegrinaggi in particolare di zingari) in compagnia di S. Massimino, delle Sante Marie del Mare, Maria di Cleofa o Jacobì, sorella di S. Giuseppe e madre dell’apostolo Giacomo minore, e di Maria Salomé, madre degli apostoli Giovanni e Giacomo maggiore, con la serva Sara, poi onorata dagli zingari.
Secondo la leggenda provenzale, una volta qui approdati, si separarono e Maria Maddalena, seguendo la propria ispirazione contemplativa, si rifugiò in una grotta, la Sainte-Baume, nome tratto dall’omonimo aspro e selvaggio massiccio a est di Marsiglia.
Marta, lasciata la sorella, si indirizzò a nord tra paludi e foreste. Qui si annidava, presso un guado sul Rodano, un orrendo mostro, la Tarasca, che la santa riuscì ad avvicinare e a domare. E la Tarasca divenne il simbolo del paganesimo vinto dalla religione di Cristo, annunciata da Marta in quel lembo di Provenza ed entrò nella rappresentazione popolare della santa.

Così Marta si sostituì a Ercole che, secondo il racconto che fece Hygin, bibliotecario di Augusto, incontrò un mostro analogo, chiamato Tirascurus, allorché volle attraversare il fiume Rodano nello stesso posto.

EPISODI DELLA VITA DI MARTA

Sulla volta del presbiterio della chiesa di S. Marta in Intra in quattro riquadri sono stati affrescati da un ignoto pittore nella prima metà del secolo XVII gli episodi suggeriti e tratti dalla vita di S. Marta, narrata nella leggenda aurea di Jacopo da Varazze (secolo XIII).

Sul lato destro in ordine:

santamarta_episodio1
1) “Marta, colei che ospitò Cristo, aveva per padre Siro e per madre Eucaria. Nobilmente accolse nella propria casa il Signore”. Alla tavola imbandita, in posizione centrale, è seduto Gesù affiancato da due apostoli. Di fronte a lui è Lazzaro, che sta lavandosi le mani, in piedi, a destra, con un piatto di portata è Marta, in vesti monacali (simili a quelle delle suore dell’ordine agostiniano?).

santamarta_episodio2
2) L’episodio non è narrato nella Leggenda aurea, ma è comunque intuibile (o deducibile) dalla narrazione stessa. Marta con le sorelle Maria Maddalena e Marcella, si trova davanti all’ autorità religiosa o civile (Pilato) sotto accusa come discepola del Cristo.

Sul lato sinistro in ordine.

santamarta_episodio3
3) “Dopo l’ascensione del Signore, quando avvenne la divisione dei discepoli, Marta, insieme al fratello Lazzaro, alla sorella Maddalena e al beato Massimino […] fu gettata dagli infedeli su di una nave senza vela, senza remi e senza nocchiero”. Nel riquadro è rappresentata la “nave”, che naviga sulle acque del mare assistita da Dio. Oltre ai quattro personaggi citati nella Leggenda, sull’imbarcazione c’è una terza donna, in abito verde e con velo bianco in testa, che può essere la serva Marcella, alla quale si attribuisce la prima biografia di Marta.

santamarta_episodio4
4) “Ma il Signore condusse i suoi santi a Marsiglia”. Nel riquadro è rappresentato l’approdo della “nave” a Marsiglia e l’accoglienza dei quattro da parte dei dignitari della città. Sul fianco dell’imbarcazione si legge l’iscrizione “G.P.M. F.F” e si vede sovrapposto uno stemma, entrambi si riferiscono al committente dei quattro dipinti: Giovanni Pietro Maffeo, già nel 1630 fabbriciere e nel 1646 tesoriere della confraternita di S. Marta.

Sulla parete dell’aula sono rappresentate altri due episodi della vita di S. Marta narrati da Jacopo da Varazze.

santamarta_episodio5
5) “Qui [a Tarascona] rimase la beata Marta col permesso di Massimino e della sorella, trascorrendo i propri giorni fra digiuni e preghiere: alfine fondò un convento di religiose e innalzò in onore della beata Vergine una grande basilica. In questo convento visse in penitenza…” Sotto la larga cornice dipinta si legge “COME S.TA MARTA CONVERTIVA E FACEVA ASSAI MONACHE P. SERVIR A DIO”, entro la cornice è rappresentata la vestizione delle novelle monache da parte di Marta (o della santa) che sta al centro in piedi, alla sua sinistra sta un vescovo, S. Massimino. La veste delle monache ripete quella che Marta indossa nei quattro episodi, raffigurati sulla volta del presbiterio. Per mezzo delle iscrizioni presenti nella parte inferiore del dipinto, apprendiamo il nome del committente, devoto a S. Marta (MARCELLO TONDIN […] VALLIS SICIDA [Valle Sesia] F.F. EX DEVOTIONE), la data di esecuzione (MDCLXVIII) e l’autore (JOANNES BERTOLA PINGEBAT).

santamarta_episodio6
6) “Una volta, mentre Marta stava predicando ad Avignone, vicino al Rodano, un giovane che si trovava dall’altra parte del fiume, desiderava udire le parole della santa: non avendo una imbarcazione si provò ad attraversare il fiume a nuoto, ma subito, sopraffatto dalla corrente, affogò. Dopo due giorni il corpo del giovane fu ritrovato e deposto ai piedi di Marta perché lo risuscitasse. La santa si distese a terra con le braccia aperte a forma di croce e così pregò: «Signore Gesù Cristo, ospite caro, che hai risuscitato il fratello mio Lazzaro da te tanto amato, risuscita questo giovane per la fede di coloro che mi circondano!». Subito il fanciullo risorse e fu battezzato”. Al centro della scena dipinta è il corpo del giovane annegato, che affiora (o emerge) dalle acque del Rodano, a destra è la santa in piedi, a sinistra il gruppo dei fedeli, che le chiedono la risurrezione (o il miracolo). Sullo sfondo si vede l’abitato di Avignone. Sotto la cornice dipinta si legge: “UN GIOVANE ANDANDO ALLA PREDICA DI S.TA MARTA ANNEGO’ NEL FIUME ET IL GIORNO SEGUENTE FU TROVATO, LA SANTA LO RESUSCITO’ ”. Nelle iscrizioni, visibili nella parte inferiore del dipinto è ricordato il devoto committente con stemma “CAROLUS LAURENTIUS F.F. EX DEVOTIONE” e la precisata data di esecuzione: MDCLXVIII. L’autore è lo stesso pittore che firma l’affresco della parete opposta.

Sulla volta della scuola della Confraternita.

santamarta_episodio7
7) Anche l’episodio dipinto da un ignoto pittore attorno alla fine del secolo XVII o all’inizio del XVIII, è ispirato dalle pagine della Leggenda aurea e riguarda i momenti successivi alla morte della santa, avvenuta nell’84: “Santa Marta per divina rivelazione conobbe la data della propria morte a un anno di distanza. Prima di spirare […] si fece trasportare fuori dal convento per potere vedere il cielo, ordinò poi la deponessero in terra fra la cenere […]. Dopodiché chiese che venisse letta la passione di Cristo secondo il Vangelo di Luca; nel momento in cui il lettore pronunziò le parole: «Padre nelle tue mani affido il mio spirito», la beata Marta spirò.
Il giorno dopo, era domenica, mentre i fedeli innalzavano lodi attorno al suo corpo, all’incirca verso l’ora terza, al beato Frontone che, mentre celebrava la messa a Perigueux, si era addormentato subito dopo l’epistola, apparve il signore e gli disse: «Mio diletto Frontone, se vuoi mantenere la promessa fatta alla mia ospite, alzati e seguimi in fretta!». Frontone eseguì subito il comando e, guidato da Cristo, giunse a Tarascona in tempo per cantare l’ufficio intorno alle spoglie e per collocarle nel sepolcro con le proprie mani.
Molti miracoli avvennero sulla tomba di S. Marta”.
Il pittore desume dalle letture delle pagine della Leggenda aurea le parti che compongono la scena raffigurata sulla volta: all’interno di una chiesa (la basilica di Tarascona) il vescovo Frontone e Gesù Cristo depongono il corpo della santa defunta in una tomba ipogea, attorno a loro gli ammalati e gli storpi si affollano per chiedere la guarigione. Sulla destra in alto della scena è rappresentata in cielo fra gli angeli Marta, seduta su una nuvola in compagnia di Lazzaro, Maddalena e Marcella.
Nella parte inferiore è rappresentato il devoto committente, indicato nell’iscrizione “PETRUS ANTO DE LAURENTIIS CONF. RIS PROCURATOR F.F. EX DEVOTIONE”, in compagnia del figlio.
Alla famiglia De Lorenzi, tra le più importanti di Intra, appartiene quel Carlo, nobilitato dallo stemma di famiglia, il quale, qualche decennio prima, offre l’affresco dell’annegato resuscitato da S. Marta.

Nell’ iconografia tradizionale S. Marta è ritratta spesso in veste monacale con il drago (la Tarasca) ai suoi piedi, il secchiello e l’aspersorio nelle mani. Secondo la leggenda, la Santa ammansì la Tarasca mostrandole la Croce e irrorandola, mediante l’aspersorio, con l’acqua benedetta contenuta nel secchiello (due strumenti usati dalla chiesa cattolica per benedire); il drago ammansito, seguì poi docilmente S. Marta che, tenendolo legato alla propria cintura, lo condusse in città dove gli abitanti lo fecero a pezzi.